domenica 30 dicembre 2007
lunedì 24 dicembre 2007
venerdì 14 dicembre 2007
SESSO FAI DA TE
giovedì 13 dicembre 2007
ANAIS NIN - IL DELTA DI VENERE - "L'ARABO"
La danza continuò. Il ragazzo arabo che suonava il flauto mi guardava intensamente. Roger mi sedeva accanto, incantato dalla danzatrice, con un sorriso lieve sulle labbra. Gli occhi del ragazzo arabo continuavano a bruciarmi addosso. Era come un bacio, una scottatura sulla carne. Tutti erano ubriachi e ridevano e cantavano. Quando mi alzai, si alzò anche il ragazzo arabo. Non sapevo bene quel che facevo. All'entrata c'era un ripostiglio scuro per cappelli e cappotti. La ragazza che se ne occupava era seduta in mezzo ai soldati, e io entrai. L'arabo capì. Lo aspettai tra i cappotti. L'arabo ne adagiò uno sul pavimento e mi spinse giù. Nella penombra riuscii a vederlo estrarre un cazzo magnifico, liscio, bello. Lo volevo in bocca, ma lui non ne volle sapere. Me lo mise immediatamente nella vulva. Era duro e caldo. Temevo che ci avrebbero pescato e volevo che facesse in fretta. Ero così eccitata che venni immediatamente, mentre lui continuava a immergere e rimestare. Era infaticabile, aveva una forza tremenda nel pene, nelle mani, nella ingua. Tutto in lui era solido. Sentii il suo pene diventare più grosso e più caldo, finchè l'estemità strofinò con tanta forza la vagina da farlo sembrare ruvido, come se mi raschiasse. Andava avanti e indietro allo stesso ritmo regolare, senza affrettarsi. Mi lasciai andare e smisi di pensare a dove eravamo. Pensavo solo al suo cazzo duro che si muoveva regolarmente, ossessivamente, dentro e fuori. Senza nessun preavviso, senza un cambiamento di ritmo, egli venne, come lo zampillo di una fontana. Non tirò fuori il pene. Gi rimase duro. Voleva che venissi di nuovo, ma la gente incominciava a uscire dal ristorante. L'arabo mi chiese: "Ti rivedrò ancora? Sei così dolce e bella. Potrò mai rivederti?". Roger mi stava cercando.....
domenica 11 novembre 2007
POESIA DI CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE
SOAVE BOCCA ERRANTE
Soave bocca errante
in superficie fino a trovare il punto
ove t'aggrada cogliere il frutto a fuoco
che non sarà mangiato ma fruito
finché non s'esaurisce il succo caldo
e lui ti lascia, o tu lo lasci, flaccido,
ma rugiadoso di bava di delizie
che frutto e bocca si permettono, dono.
Bocca soave e saggia,
impaziente di succhiare e segregare
intero, in te, il tallo rigido
ma folle di piacere al confinarsi
nel limitato spazio che tu offri
al suo volume e getto appassionati,
come puoi diventare, così aperta,
ricurvo cielo infinito e sepoltura?
Soave bocca e santa,
che piano piano vai sfogliando la liquida
schiuma del piacere in muto rito,
lenta-leccante-lecchi illusoriamente
legata alla forma eretta
quasi fossero la bocca il frutto,
e il frutto la bocca, no,
basta, basta, basta, basta bermi,
uccidermi e, da morto, vivermi.
So già cos'é l'eternità:
é puro orgasmo.
martedì 9 ottobre 2007
VIA LA CORDA!!!
lunedì 8 ottobre 2007
UN BEL CULO
sabato 6 ottobre 2007
NUDO MASCHILE
POESIA DI CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE
SENZA CHE LO CHIEDESSI
Oggi non ci sei né so dove sarai,
Adorante.
Non credevo d'avere tra le cosce un dio
POESIA DI CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE
Era un mattino di settembre
e lei mi baciava il membro
Aerei e nuvole passavano cori neri rimbombavano
e lei mi baciava il membro
Il mio tempo di ragazzo il mio tempo ancor futuro tutti insieme rifiorivano
Lei mi baciava il membro
Un uccellino cantava, nel cuore dell'albero, nel cuor della terra, di me, della morte
Morte e primavera in fiore si disputavano l'acqua chiara acqua che accresceva la sete
Lei mi baciava il membro
Tutto quello che ero stato quanto mi era già negato non aveva ormai più senso
Solo la rosa contratta il tallo ardente, una fiammae quell'estasi nell'erba
Lei mi baciava il membro
Di tutti i baci era il più casto in quella purezza spoglia che é delle cose donate
Non era omaggio di schiava avviluppata nell'ombra ma regalo di regina
che diventava cosa mia mi circolava nel sangue e dolce e lento e vagante
come bacio di una santa nel più divino trasporto e in un fremito solenne
baciava baciava il membro
Pensando al resto degli uomini che pena avevo di loro prigionieri in questo mondo
Il mio impero si estendeva a tutta la spiaggia deserta e ad ogni senso all'erta
Lei mi baciava il membro
Il capitolo dell'essere il mistero di esistere la delusione d'amare
eran tutto onde silenti spente su moli lontani e una città si ergeva
radiosa di pietre rare e di odi ormai placati e sulla brezza il piacere
veniva a portarmi via se prima non mi afflosciava come un capello si alliscia
e mi scombussolava in cerchi tutti concentrici nella foschia dell'universo
Baciava il membro baciava e se ne moriva baciando per rinascere a settembre