giovedì 13 dicembre 2007

ANAIS NIN - IL DELTA DI VENERE - "L'ARABO"


La danza continuò. Il ragazzo arabo che suonava il flauto mi guardava intensamente. Roger mi sedeva accanto, incantato dalla danzatrice, con un sorriso lieve sulle labbra. Gli occhi del ragazzo arabo continuavano a bruciarmi addosso. Era come un bacio, una scottatura sulla carne. Tutti erano ubriachi e ridevano e cantavano. Quando mi alzai, si alzò anche il ragazzo arabo. Non sapevo bene quel che facevo. All'entrata c'era un ripostiglio scuro per cappelli e cappotti. La ragazza che se ne occupava era seduta in mezzo ai soldati, e io entrai. L'arabo capì. Lo aspettai tra i cappotti. L'arabo ne adagiò uno sul pavimento e mi spinse giù. Nella penombra riuscii a vederlo estrarre un cazzo magnifico, liscio, bello. Lo volevo in bocca, ma lui non ne volle sapere. Me lo mise immediatamente nella vulva. Era duro e caldo. Temevo che ci avrebbero pescato e volevo che facesse in fretta. Ero così eccitata che venni immediatamente, mentre lui continuava a immergere e rimestare. Era infaticabile, aveva una forza tremenda nel pene, nelle mani, nella ingua. Tutto in lui era solido. Sentii il suo pene diventare più grosso e più caldo, finchè l'estemità strofinò con tanta forza la vagina da farlo sembrare ruvido, come se mi raschiasse. Andava avanti e indietro allo stesso ritmo regolare, senza affrettarsi. Mi lasciai andare e smisi di pensare a dove eravamo. Pensavo solo al suo cazzo duro che si muoveva regolarmente, ossessivamente, dentro e fuori. Senza nessun preavviso, senza un cambiamento di ritmo, egli venne, come lo zampillo di una fontana. Non tirò fuori il pene. Gi rimase duro. Voleva che venissi di nuovo, ma la gente incominciava a uscire dal ristorante. L'arabo mi chiese: "Ti rivedrò ancora? Sei così dolce e bella. Potrò mai rivederti?". Roger mi stava cercando.....

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